sábado, maio 30

O último "pique"



Permitam-me que este artigo seja uma pequena homenagem a um rapaz que admiro por saber jogar à bola. Em catraio, foi o primeiro jogador com epiteto de "estrela" que vi passar perto das amoreiras no seu honda crx (julgo eu) com uma trufa farta, ainda de leão ao peito. Talvez por isso e pelo meu sportinguismo nunca deixei de ver os seus jogos sempre que possível. Lembro-me dele com o leão ao peito, ao lado de Paulo Sousa, Naybet ou Balakov numa equipa que merecia ter feito estragos como os que ia protagonizando em Madrid numa eliminatória em que ele derreteu a defesa do Real. Vi-o num célebre jogo com o Atlético de Madrid em que marcou um golo fora da área, jogo do qual o V.Baía saiu a chorar com as três batatas que deixou entrar, sem ter percebido o que lhe havia acontecido. Berrei e praguejei de raiva quando chutou na bola e no resultado contra a Inglaterra no Euro2000 num jogo em que passei do inferno ao céu. Senti tristeza quando trocou o "blaugrana" pelo merengue mas não defraudou ao levantar mais alto outro emblema e onde mostrou todo o seu potencial. Não gostei quando o encostaram e aliviei-me ao vê-lo no Inter onde ganhou campeonatos e amanhã se prepara para encerrar uma fase da sua vida. Arrepiei-me com ele sempre que os dois ouvimos os estádios a rugir A Portuguesa com as quinas ao peito. Vai-se embora dos relvados a valer mas deixa uma imagem de resistência, trabalho, profissionalismo, dedicação, sofrimento, honestidade. Bem haja. Poderei dizer daqui a uns anos que o vi jogar, que vibrei, que "estive lá" como o meu pai fala de Coluna, Yazalde, Eusébio, Damas, Cruyff, Muller entre tantos e tantos outros. Zidane foi o que mais me impressionou mas o Luís, não ficando atrás, é o meu "7" e não trocava "este cromo" por nada ou ninguém. Sorte e saúde.
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Cari Amici dell'Inter,
domani, 31 maggio 2009, sarà la mia ultima domenica da calciatore. Insieme con gli amici dello Sporting Lisbona, del Barcellona, del Real Madrid e della nazionale portoghese voglio ringraziare tutti voi, tifosi nerazzurri, che mi avete dimostrato affetto sin dal primo giorno a Milano.
Mi fa molto piacere che l'ultima domenica da calciatore sia, per me e per tutti noi dell'Inter, una domenica di festa per il successo del quarto scudetto consecutivo.
Vincere è sempre stato l'unico vero obiettivo della mia carriera. Vincere tutto quello che potevo vincere, dalle partitelle in allenamento ai campionati, dalle coppe ai trofei personali. E per arrivare a vincere ho conosciuto una sola strada, quella del sacrificio e del lavoro. Me lo hanno insegnato quando ero ragazzino allo Sporting e tutto quello che ho ottenuto non è mai arrivato per caso, ma dopo tanti sacrifici.
Per questo motivo, oggi, voglio anche chiedere scusa se in qualche partita o in qualche periodo, per colpa di un infortunio o di altro, non sono riuscito a dare il massimo. Il primo a essere dispiaciuto ero io, perché non riuscivo a dare a tutti voi quello per il quale avevo lavorato.
Quando sono arrivato a Milano, l'Inter era una squadra che stava imparando a vincere. Di strada ne abbiamo fatta tanta insieme e per questo voglio ringraziare il presidente Moratti, gli allenatori, tutti i compagni, tutte le persone del club che ho conosciuto e con le quali ho lavorato. Se sono stato bene a Milano il merito è loro.
Il calcio mi ha dato tanto, ma soprattutto mi ha regalato la possibilità di conoscere persone meravigliose, amici che resteranno per sempre, e in questo gruppo il presidente Moratti e chi ho conosciuto qui, nell'ambiente nerazzurro, avranno un posto speciale. Come tutti voi, cari tifosi.
Non avere mai avuto un problema con un solo mio compagno di squadra è il trofeo più bello della mia carriera.
A tutti gli interisti, un abbraccio sincero e la convinzione che l'Inter continuerà a lavorare per vincere sempre di più.
Con affetto,
Luis Figo

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